"GAPscape - State of Art - Italia"
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Palazzo delle Esposizioni museum Rome, May 2016
by Mario De Simoni
Director General of Palazzo delle Esposizioni museum
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Palazzo delle Esposizioni is delighted to host “GAPScape – STATE of ART – Italia”, a project promoted and curated by Achille Bonito Oliva, that ideally opens the path to Rome’s candidacy as host to the 2024 Olympic Games. For this reason, the exhibition displaying the works of art by Minya Mikic, portraits of many of the outstanding Italians of today, comes to us with the support of the Committee for Rome 2024.
(continue...) |
A joint effort on behalf of all the Country’s forces to back this great endeavor, an enterprise in which culture, in its multiple settings and manifestations, may express a leading role in national affairs. This event is such an occasion, a project that gathers together the great thought provoker and advocate for culture that is Bonito Oliva, Minya, the original artist very perceptive of issues concerning communication, the generous, open disposition of the many personages who lent themselves to be pictured, and an important venue such as the Palazzo delle Esposizioni.
We are certain the spirit of intellectual and institutional cooperation materialized in the realization of the project “GAPscape – STATE of ART – Italia” should and shall follow the entire path of Rome’s candidacy for the 2024 Olympic Games.
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Introduction
"Corriere della Sera -
maggio 2016"
"Minya Mikic, celebrità made in Italy"
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"La Repubblica - maggio 2016"
"Roma, le icone di Mikic a Palazzo delle Esposizioni"
"RAI - maggio 2016"
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"ANSA -
maggio 2016"
"Minya, l'eccelenza da Eco a Bocelli"
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"La Repubblica - Incredibile Bebe Vio"
"Made in Italy" - Incredibile Bebe Vio: la scherma è la vita
"Exibart - maggio 2016"
"Lo stato dell'arte in Italia"
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"Leggo - maggio 2016"
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"La Voce -
maggio 2016"
"Il "GAPscape" di Minya Mikic"
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"Comunicazione visiva che raccontano
l'uomo"
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solo show in gallery Ellebi Cosenza, Aprile 2012
by Loredana Barillaro
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Un discorso che non è
mai univoco quello tessuto nei lavori di Minya Mikic,
mediante parole che non sono tali, ma che si traducono,
come in un passato arcaico, in linee e simboli. Nessuna
retorica, rievocazione dei linguaggi che furono, ma è
necessario accennarvi poiché è da ciò che l’artista
parte per illustrare il suo percorso. Un percorso lungo
dieci anni che racconta i meccanismi della
comunicazione, così mutevoli: dall’arte rupestre, con i
suoi graffiti, ad oggi, un’epoca in cui la tecnologia
viaggia a velocità estreme. Una riflessione sul
linguaggio e attorno al linguaggio.
(continue...) |
Forse una nuova street
artist? Ma non nel senso che conosciamo tutti, la sua è
un’azione nomade che non lascia traccia indelebile nello spazio
su cui “poggia”. Essa determina un dare ed un ricevere, dal
contesto geografico-spaziale a quello della superficie
pittorica, quando questa è una lastra in plexiglass – come
estensione ed evoluzione della tela – materiale che, per nulla
invasivo, permette all’artista un singolare intervento sul
paesaggio. Forse una performance il cui risultato potrebbe
essere una documentazione in post produzione. Un itinerario, una
mappa incisa, così come incise appaiono le sue opere, strascichi
di storie a narrare vicende umane su superfici frammentate,
rugose. Minya Mikic simula i pixel delle immagini digitali, a
creare una linea di congiunzione fra il presente ed il passato,
determinando accattivanti piani tattili e oltre che visivi. Una
continua ricerca, tecnica e del pensiero, un percorso costante
senza voli pindarici le consente però di ottenere risultati
sempre nuovi in opere che si evolvono nel corso degli anni.
Nelle opere di Minya Mikic le linee ed i movimenti a volte
sinuosi, talora graffianti, nervosi costituiscono la parte
umana, primordiale, su materiali contemporanei. Ecco allora che
il gesto libero si affianca alla regola, al metodo, così
necessario per esprimere l’idea. Forse Minya costruisce un
corpo, vi è l’anima e vi è la carne. Una carne segnata, incisa,
che muta la sua natura per divenire altro da sé. Stratificazioni
di materia come stratificazioni di epoche lontane che salgono
alla superficie attraverso tagli, cunicoli o rilievi. Quasi un
mondo parallelo, l’immagine negativa di ciò che sta al di qua.
Non è mai un lasciarsi andare assoluto, non è il caos.
Figurazioni segmentate e ricomposte attorno a cui il nostro
movimento, forse, altro non è, che una danza rituale pronta,
ancora una volta, a ricondurci indietro nel tempo.
Ma una superficie in plexiglass non è solo trasparenza, è
determinazione e volontà, poiché, qui, non c’è ripensamento.
Davanti alla parete si coglie l’essenza, la parte pittorica che
mediante acquista una particolare tridimensionalità, particolare
perché non tangibile, mutevole con il mutare della luce. Un
“quadro” in plexiglass non finisce mai, ma cambia, si evolve
nell’incontro inevitabile con quanto sta oltre e attorno.
GAPscape è proprio questo, osservare, scrutare attraverso crepe
e fessure e la Urban Art di Minya Mikic è quella che agisce sul
paesaggio, da esso forse trae origine. Luoghi come New York,
Roma, Londra, mutano il loro aspetto, la loro natura e al
contempo il “quadro” diviene elemento classico o grida forte la
sua contemporaneità. Non è più un inglobare il “testo” nei
limiti del quadro conferendogli “vita eterna”, ma si tratta di
un’esperienza del qui ed ora e mai a senso unico.
Il suo percorso artistico non si ferma qui, ed ecco che altri
soggetti, nuove sperimentazioni formali si delineano nel suo
lavoro, i ritratti. Qui, più che altrove le luci, le ombre, le
linee dei volti, gli sguardi, sono il risultato di un gioco
prospettico fra il dentro e fuori. Ella aggiunge quando qualcosa
manca e sta a guardare quando è la luce ad intervenire.
Dunque lavori mutevoli che modificano e si modificano in
relazione al contesto. Minya Mikic interviene per organizzare lo
spazio, e lo fa con semplici “regole”, senza imposizione alcuna,
solo fornendo uno strumento per un’osservazione che sia il più
possibile soggettiva. Non c’è un prima e un dopo, vi è
semplicemente una visione mutevole e simultanea attorno a cui
movimenti “ancestrali” ne ricordano l’origine.
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Introduction
"Linguaggi primordiali nella concezione moderna di Minya Mikic"
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group show in gallery Edieuropa Rome, April 2011
by Andrea Palermo
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Nel ricordo ancestrale dell'uomo i simboli sono alla base delle tradizioni tramandate nel tempo. Primi coloro che recarono sulla roccia i marchi indelebili che narrano di tempi infinitamente lontani ma che trovano spazio nei nostri pensieri cancellando l’oblio nella nebbia della storia.
Figure disegnate, scolpite, nate dallo sguardo affascinato dei primi uomini che guardavano con stupore la creazione maestosa della natura non da semplici spettatori ma da attori capaci di decidere le sorti dell’umanità con le loro azioni e con i loro linguaggi trascritti, consapevoli di lasciare ai posteri la ricetta alchemica dell’immortalità, che solo l’arte può donare all’uomo.
(continue...) |
I simboli con i quali la bravissima artista Minya Mikic parla oggi al mondo dell’arte non sono solo frutto di un linguaggio moderno ma arrivano direttamente da quelle pitture rupestri rimaste impresse nella sua mente e che oggi riemergono in tutta la loro bellezza cromatica e simbolica delle sue opere.
La sua arte sembra fondersi con la storia delle sue origini serbe, nella bellissima Novi-Sad città antichissima abitata già oltre 4500 anni fa da insediamenti paleolitici, e quegli uomini e quei simboli hanno trovato in Minya Mikic la degna mentore dei loro ancestrali messaggi.
Minya non è solo un’artista che dipinge le sue tele per piacere agli occhi della gente, lei cerca di parlare attraverso i colori e le sue sinuose figure a tutti coloro che si soffermano ad ammirare le sue opere, in esse si nascondono il mistero della nascita della vita nei vorticosi passaggi che attendono l’essere umano affinché la sua esistenza venga alla luce.
L’artista intende attraverso la sua arte astratta, in una metafora trasmettere il logos nascosto della storia dell’immagine, perché ogni opera ha un proprio linguaggio e una propria storia a sé e non ammette ripetizioni.
I suoi dipinti nascono su elementi destinati a divenire schiavi della luce che li proietta in una dimensione irreale nascosta solo dalla mancanza onirica dell’uomo moderno.
Chi osa sognare e guardare oltre le opere di Minya trova la bellezza del passaggio del tempo in ogni suo attimo, anche un solo minuto può divenire fondamentale per comprenderle perché attraversate dal riflesso diverso della luce che inderogabilmente concede al tempo l’onore delle armi, ogni minuto trascorso intensamente ad ammirare quelle strade infinite di colore ci rende edotti che i suoi dipinti non hanno una collocazione temporale, perché esse sono il tempo stesso che passa e che proietta su di esse la dimensione dell’essere, solo se lo si vuole, o del non essere, se ci si lascia annullare dal pensiero moderno che ferma il suo sguardo solo al primo battito di ciglia.
I pigmenti puri con i quali Minya Mikic opera sono quel legame indissolubile tra l’antico e il moderno tra i linguaggi primordiali e le espressioni odierne che nascono dalla tecnologia del graphic-design di nuova concezione, essa intende rendere le sue opere un testamento ai posteri del suo essere, semplice e delicata negli andamenti tenui dei colori pastello ma forte e orgogliosa nei graffi rosso fuoco alimentati dalla passione per l’arte che è il fondamento per chi vuole lasciare opere non anonime ma indissolubili nel tempo.
Minya con il suo modo di interpretare l’arte informale diviene metaforicamente il fulcro di una clessidra che vede scorrere le sabbie di un passato pittorico e interpretativo del mondo nella prima parte dell’ampolla, riproponendola in chiave moderna e emblematica nella seconda.
Il suo essere è perennemente diviso tra quello che è stato e quello che sarà, tra la sua odierna vita a Roma, la città emblema del mondo antico e la modernissima New York, la metropoli espressione del futuro, tra la tela: supporto sulla quale esalta i colori della dimensione del mondo reale e visibile e il plexiglas: sul quale le figure avide di luce vengono proiettate nella dimensione più profonda.
“Amo sperimentare e giocare esplorando tecniche sempre diverse.. mi piace molto lavorare i pigmenti… creare un forte contrasto usando materiali opposti come plexiglas e pigmenti naturali” con questo pensiero Minya intende stupire il mondo dell’arte moderna sempre alla ricerca di nuovi linguaggi espressivi e comunicativi che riescano a stupire lo spettatore, ogni opera è a se ogni opera ha una sua collocazione ben precisa, ogni opera illude e persuade lo sguardo, ogni opera trasmette sensazioni diverse, ogni opera nasce con un titolo ben preciso che la colloca nella riflessione più profonda dell’umana comprensione.
GapScape questo è il termine con il quale chiamare la sua arte e con la quale Minya Mikic intende la sua arte, quell’andare oltre ogni concezione, la ricerca irrefrenabile della legenda metropolitana dell’essere e del non essere, di quella porta ancestrale che permette di oltrepassare l’oltre di ogni dimensione quella fessura temporale infinita sogno dell’animo umano.
Minya Mikic, figlia di artisti, termina gli studi presso l’Accademia delle Belle Arti di Novi-Sad e insegnante di Graphic Design, prima di conseguire la Laurea nel 1999 si trasferisce a Roma dove vive ed opera.
In questi anni ha effettuato numerose mostre in tutta Italia compresa una meravigliosa estemporanea all’ombra del Colosseo sino ad approdare nel 2006 alla ribalta delle sale espositive NewYorkesi nel cuore della celebre Manatthan.
Pablo Picasso diceva : “La pittura è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto.” In questo aforisma c’è racchiusa l’arte di Minya Mikic.
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Introduction
"Corriere della Sera - May 2010"
"Minya Mikic sulla scia della storia"
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"Golf & Eventi - August 2010"
Golf & Eventi magazine reports on it's full second page about Minya's solo exhibition in galleria Tartaruga in Rome
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"Italia Sera" - June 2010
Valleria Bittarelli from "Italia Sera" reports on Minya's exhibition in "Galleria della Tartaruga"
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"Il Messaggero" - June 2010
Art critic Danilo Maestosi from Roman daily "Il Messaggero" covers Minya's solo exhibition.
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"Minya Mikic, dal delta alle sorgenti del linguaggio"
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solo show in gallery Tartaruga Rome, May 2010
by Andrea Romoli Barberini
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Un “racconto” visivo in chiave squisitamente aniconica che,
nel negare ogni referenzialità dell’immagine, consente ai
segni di generarsi e organizzarsi liberamente per
ricostituire, quasi si trattasse di un’esperienza di
laboratorio, la fase embrionale del linguaggio. In questa sofisticata contraddizione, che formalmente
include alcune componenti della cultura informale per
negarle con la programmaticità degli obiettivi della
ricerca, risiede il nodo centrale dell’esperienza pittorica
più recente di Minya Mikic.
(continue...) |
Un “racconto”, una narrazione, s’è detto, la cui sintassi va cercata
nell’opera e al di fuori di essa, nel nesso, talvolta insospettabile,
che lega un elaborato all’altro in un rapporto di causa ed effetto e
che, come più volte affermato dalla Mikic, tende a restituire allo
sguardo una sorta di storia della comunicazione rielaborata e, in certo
senso, rivissuta nella dialettica tra segno e materia, propria della
pittura.
A guardare nel recente passato di questa artista è possibile
rintracciare anche una significativa rettifica di percorso, quasi un
pentimento, che non smentisce la coerenza del suo corpus pittorico ma
che anzi ne esalta il rigore, quasi a voler spostare ancora più indietro
nel tempo il punto di partenza di questa sua complessa ricognizione.
Il riferimento va a quella pur accattivante serie di opere in cui si
potevano distinguere lacerti figurali, memori delle pitture rupestri
preistoriche, discretamente inseriti nei supporti come una sorta di
indizio cronologico, di indiscutibile forza evocativa, concesso
all’osservatore.
Frammenti di forme referenziali, tentazioni iconiche, del tutto sparite
dalle opere più recenti senza conseguenze sulla “riconoscibilità”
dell’artista che resta efficacemente affidata al clima arcaico che
scaturisce, in questi manufatti al pari di quelli passati, da una
materia spessa e porosa, solcata da segni di vario registro. A una
gestualità viscerale che graffia le superfici con diversa energia, si
uniscono infatti calligrafici arabeschi e modulazioni materiche
regolari, ottenute con stampi elementari proprio alla maniera di certe
soluzioni preistoriche.
I supporti così organizzati nelle loro seducenti trame segniche e nella
ridondanza di una materia fatta di terre e pigmenti, si presentano come
veri e propri palinsesti pittorici, stratificazioni di superfici diverse
e sovrapposte individuabili grazie alle loro stesse discontinuità, ai
solchi, alle cavità, ai rilievi che rinviano ad epoche, ere diverse.
Sono le sedimentazioni di un istinto comunicazionale che, nella sua fase
magmatica, precede la codificazione dei segni.
Una pittura da interpretare quindi come una sorta di esperienza
metalinguistica che sembra voler risalire il grande fiume del
linguaggio, a partire dalla complessità del suo delta, dato dal nostro
presente, per raggiungere la sua sorgente, e con essa il grado zero
della comunicazione.
La necessità di far coesistere e interagire, nello stesso manufatto,
segni di epoche diverse ha da qualche tempo imposto all’artista
l’utilizzo di materiali trasparenti in luogo delle tradizionali tele.
La Mikic, attraverso l’uso e la lettura bifronte di questi nuovi
supporti esalta l’idea di successione e sovrapposizione temporale del
segno, dal passato al presente, dalla materia per la rappresentazione al
qui e ora della realtà viva e presente e viceversa, concedendo così
all’opera la possibilità di una contaminazione, dinamica e mai stabile
grazie alla trasparenza che ingloba azioni e situazioni del mondo
circostante.
Ben al di là del concetto tradizionale di quadro, queste opere, come
dimostrato dalle sperimentazioni condotte dall’artista nei luoghi della
vita comune (spiagge, monumenti storici), cercano ora una diretta
relazione con la realtà, non intesa come possibilità rappresentativa, ma
come occasione di appropriazione, condivisione e contaminazione. Una
pittura che ora, consapevolmente, senza negare e anzi radicalizzando la
sua identità disciplinare, cerca un rapporto diretto e simultaneo con il
seducente divenire dell’irrefrenabile performance del mondo
nell’incontrollabile complessità dei suoi segni.
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Introduction
"La Voce" - May 2010
La Voce covers Minya's solo exhibition at "Galleria della Tartaruga" in via Sistina in Rome
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"GAPscape New York"
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solo show in Monkdogz Urban Art gallery New York , October 2008
by Bob Hogge
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Minya is an extremely innovative and vastly intelligent
artist whose use of texture and symbolism can take the
viewer into both the past and future simultaneously as if
they are discovering pre-historic petro glyphs next to an
object left by some alien traveler from beyond our galaxy.
(continue...) |
There is something both seductive and primal in her use of form and
structure that borders on sexual eloquence. Her use of muted and primary
color applications only add to the wonder of experiencing her work. The
innate beauty of these works can be found in their continual evolution
sparked by light due to the material use and texture of the work. It is
as if the works possess a soul, constantly searching for a way to
express and re-invent them selves and adapting to their newly placed
environment.
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Introduction
"Lettera Internazionale" - 2008
Minya's painting on the cover of the international quarterly.
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"GAPscape - Rome"
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solo show in gallery Tartaruga Rome, May 2008
by Mario Cappelli
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Awaiting Minya’s solo exhibitions in Rome’s Galleria della Tartaruga and
subsequently in New York’s Monkdogz Urban Art in Chelsea Art
connoisseurs in Italy know this artist who exhibits in Rome and New
York, for her previous exhibitions in Italian galleries and abroad.
(continue...) |
This year Minya has been invited to participate, for the second time
after 2003, in the traditional spring exhibition organized by ARGAM -
the Association of Roman Galleries of Modern Art. In 2007 she also
participated in the KunStart art fair in Bolzano and in Italy she is a
member of the prestigious galleries in Rome, Milan and Novara. In New
York she exhibits her works in Monkdogz Urban Art gallery in Chelsea.
Already in her previous paintings Minya revealed her fascination and
interest in the early humans’ attempts of visual communication. By
comparing and confronting through her art that communication with modern
media and means of communication, she created her recognisable personal
expression. While those works continue to charm and intrigue with both
their subtlety and artistic quality, in her most recent collection Minya
offers even more. Further emphasizing the idea behind the layers of
pigment, she gradually pushes her already stylized figures toward
entirely abstract form, thus subliming her idea of visual communication.
At the exhibition in Monkdogz gallery in Chelsea in September 2007, she
gave us a hint of this evolution. While her technique remains
characteristic and recognizable, her latest compositions and forms show
the progress and maturation of the author’s artistic thought. When Ed
McCormack referred to this exhibition in Art & Studio Magazine entitling
his article “Monkdogz Fires a Bold Opening Volley Across the Bow of New
Season” he actually intuited Minya’s new effort. Not asking for the
approval from the spectator’s eye, she maintains the inner beauty of her
works which is not condescend but engaging and requiring. That is
another reason why her works continue to delight and enthuse even after
prolonged and intense observation, revealing new meanings and showing
concealed forms. Another thing which enriches the value of her opera is
the interactivity with the light. One would hardly expect a work created
on a canvas to be so light-interactive. “People often think I exaggerate
when I tell them the painting will look different tomorrow morning – but
it does!” says Minya. And truly, it is enough to turn on an extra light
or close the window blinds, and the works start to look differently –
previously hidden forms appear and new shadows materialize. Not an
ordinary effect considering it is created with traditional canvas &
paint! A versatile and modern artist, Minya creates her works also on a
less traditional media – plexiglas. Often these works are composed of
two, tree and sometimes even four layers mounted at a distance of 1.5
inches. Transparent ‘empty’ spaces on these works have equal importance
as the painted ones, creating together a complex stratification of
pigments and shadows on a cold and modern plexiglas surface. The effect
of lightness and spontaneity is a result of a careful and meticulous
study because the technique does not allow any mistakes and corrections.
The opening of the Roman exhibition will be on May 23rd in Galleria
della Tartaruga in central via Sistina, right on the top of the famous
‘Spanish steps’, while the New York exhibition will take place at the
end of the month of October in Monkdogz Urban Art in Chelsea.
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Introduction
"Golf & Eventi" - May 2008
Review "Golf & Eventi" brings a text about Minya's works
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"Italia Sera" - May 2008
"Italia Sera" on Minya's solo exhibition in Rome
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"
Golf & Eventi
"
- May 2007
Monthly review "Golf & Eventi" writes about Minya's art
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"Transformunication"
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solo show Rome, May 2006
by Ida Mitrano
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The rediscovered symbols of Minya Mikic
To exceed the fractionating of space and linearity of time,
recovering them in the synchrony of space and time of her work, is what
connotes the art of Minya Mikic.
(continue...) |
A reading key, that allows to identify immediately a poetic nucleus of
research toward which the artist’s different experiences converge,
conducted in various creative fields. Her interest in communication and
the necessity to rejoin its segments, recognising them not as the
external phenomenon, but on the contrary recognising the profound
motivations, are the reasons that determined the choice of the subject
that characterizes the current work. This could be an interpretation
sufficient to provide simple explanation, but which would turn out to be
superficial and reductive, if one doesn’t sense vital and hidden
ferments that form the very humus of Minya’s artistic performance, which
reveal themselves, in effect, the true substance of the work. The logic
that guides the artist’s intervention on canvas, meditated and
experimented, at first glance, across preparatory studies, deliberately
appears to be somehow apparent, not rigorous, unable to control
completely in its complexity the creative process. Not frozen by
complete programming of the work, the movement of the artist encounters
unexpected inputs, which allows new access to an archetypic imaginary,
researched and re-contextualized with great sensibility of the artist.
It is also not accidental that the surface of the paintings becomes a
screen on which gather together figures, signs, suggestive traces of an
almost genetic memory, that seem to re-emerge on canvas as the scene of
that possible space-time synchronism, that the artist pursues. A place
that becomes magic, burdened with remote symbols, rituality, where
everything converses, where everything is in movement, where everything
is bursting with life. In fact, Minya’s work not only faces the subject
of communication in terms of the evolution of language but also
communicates itself, presenting a sedimentation of images that unveil
only to the observant, curious eye, ready to relate to a mysterious,
antique writing. To the explicit contents, to which we owe the
realization of these works, are subtended unknown contents which are to
be searched out, discovered through a different way of observation. With
the quotations of the cave art, with their animals or stylized human
figures, simplified in an efficient, immediate style, submerged in a
magma of symbols and re-contextualized across the overlapping of lines
positioned according to a certain order or the punctiform pieces, to
symbolize the historic transformations of human communication up to
appearance of digital technologies, the artist experiments not only
different possibilities of communication, but above all offers different
perception of reality. To give visibility to this difference, allows to
create the premises for a true exchange, for a transversality even
subterranean that permits to discover the complexity of the individual.
Minya does it using exactly the expressive manners typical of computer
media, whose language is synthetically suggested by pixels on the
canvas. In that sense, also seriality of an image or the choice of its
detail inside the pictorial space can be interpreted as an input to
experiment other possible visual, and at the same time mental, journeys.
If forms of communication, so intense, are multiple, even more is
experience defined in relation with them. And it is, every time, a new
experience, an enchanting event. The magic of this event soaks the
material surfaces, characterized by thickness and by graffiti which
often are revealed only when seen under the certain light, another
fundamental element in the artists creative process. The external light,
never direct on the painting, becomes an integral part of the work,
reveals the hidden content, but creates primarily a game of shadows on
canvas, which modifies continuously the use and connotation of the work
itself. Minya’s art, constructed on restless transformation of the
pictorial vision, connotes itself as metaphor of communication and its
mutations in the course of history, but essentially hosts inside itself
the mystery of life, and with that, of man.
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Introduction
"Transformunication"
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solo show Rome, February 2006
by Claudio Perri
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In the paintings of Minya Mikic more than the colours deliberately
monochromatic, are the surfaces, processed with the expertise, to impose
themselves powerfully:
(continue...) |
rough and carved with archaic animals, polished in pearly transparence
with fluctuating Egyptian alphabets, excavated like archaeological
discoveries, structured by lines and pixels of the video screen, they
narrate the communication of man, himself reduced to an archaic symbol.
Surfaces that separate to reassemble staggered and to fall apart again,
where the magic of light transforms the symbols in visual stimulus which
interact with our sensibility, modern and problematic. Surfaces
submerged in a meditative silence which contemplates eternal presence of
those messages, signs of our precariousness of existence
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Introduction
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"Transformunication"
Roma, Maggio 2005
Irina Subotic
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In dialog established between present artistic thought and traces of
old, antic primary civilizations, young artist Minya is trying to
maintain balance between universal values and new visual possibilities
of the painting.
(continua...) |
Her researches are based on material, layers of paint and other
materials with which she enriches her work, and through witch she
realizes rich relief structures. From them are beaming light effects
full of enigmatic shadows, especially in conditions of different sources
of light underneath which stratified material achieves new meaning and
sense. What distinguishes the most painting of Minya Mikic is her
ability of numerous variations on subject of movement and dramatic
changes of forms, in almost monochromatic solutions of noble earthly
tones. In that manner the artist establishes the model of communication
with a distant archetypes molded in new media and with new ideas and,
like in a musical rondo, so close to postmodern repetitions with
variations, on her paintings can be felt the language of the modern age,
without so usually exaggerated use of modern technology: they are only
understood, as it is understood that latent abstraction of her paintings
bares also the meanings of recognizable sense. Living in the ambient of
the ‘eternal city’ of Rome, young artist comprehensibly felt the
sediments and layers of the civilizations as the imperative of her work;
in that sense her work can also be read as a dialog with the society to
which she herself increasingly and profoundly belongs.
Testo completo
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Introduzione
"Italia Sera" - February 2006
Following Minya's solo exhibition in February 2006
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"Transformunication"
Rome, May 2004
by Stefania Misio
Minya Visekruna Mikic is authentic symbolic painter gifted by
distinctive sensibility.
(continue...)
Minya likes to accompanies her public toward a emotional three
dimensionality thanks to a minimal variations of the material layers
which she prepares to subsequently incise decisively her alphabets.
Paying attention to the problem of communications the Artist coherently
combines research of the visual symbols with the constant exploration of
the modes and contents of the complex system of communication. Young but
already expert in technique and research Minya is getting increasing
number of consents, both from those who believes in painting exclusively
as pleasure for the eye, as well from those who think that behind every
movement of the brush there should be a big intellectual effort.
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Introduction
"JAT review"
Serbian national air company writes
in its journal an extensive report on Minya.
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"Gradjanski list" - November 2003
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